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Il Comitato Cittadino per la Salute e l'Ambiente a Taranto indica la strada: "Chiusura immediata di impianti illegali e pericolosi"

Comunicato stampa

05.12.2020 10:37


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A margine della videoconferenza organizzata dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, alla presenza di alcune associazioni impegnate sul territorio, riteniamo doveroso rendere noto, sia alle persone che ci seguono e che in varie occasioni hanno mostrato fiducia in noi che a quelle che non ci seguono o che non hanno alcuna voglia di credere in noi, che la nostra posizione in merito alla questione ex-Ilva (e, più in generale, alla questione Taranto) non cambia.

Chiusura delle fonti inquinanti, a cominciare dai pericolosi e illegali impianti del siderurgico che sono sotto sequestro penale dal luglio 2012 perché “causano malattie e morti”;  restituzione, previa bonifica, del territorio, attualmente occupato dall’azienda, ai rispettivi comuni di pertinenza; NO-TAX area per un minimo di dieci anni a favore dei comuni considerati area S.I.N.; progetti per uno sviluppo ecocompatibile con le peculiarità del nostro territorio presentati da personalità di rilievo internazionale.

Inoltre, data la gravità della situazione sanitaria determinata dalle pericolosissime emissioni inquinanti delle industrie che per anni hanno avvelenato la nostra città,  pretendiamo un registro, aggiornato giornalmente, sulla mortalità a Taranto, suddivisa per quartieri, sesso ed età, con la collaborazione dell’Ufficio Anagrafe del comune di Taranto , che si realizza con facilità con gli strumenti informatici di cui disponiamo. Parallelamente dovrà essere incrementato il numero degli operatori sanitari che paradossalmente è  carente in una città afflitta da eccessi di malattie dovuti ai veleni industriali. 

A Genova, nel 2005, l’area a caldo è stata chiusa per sempre (e trasferita a Taranto), tutelando, attraverso un accordo di programma, le maestranze tutte. Anche Trieste, quest’anno, si è liberata di quella produzione inquinante, con grande felicità del ministro triestino Patuanelli. Riteniamo oltremodo offensivo della dignità, della salute e della vita dei tarantini continuare a produrre in questa maniera obsoleta. La Costituzione italiana assegna a tutti i cittadini pari dignità e tutela la salute come unico diritto fondamentale.

Taranto ha diritto di essere considerata territorio italiano, non possedimento della Repubblica; Taranto ha diritto ad avere pari opportunità; Taranto ha diritto di regalare aria pura ai suoi figli e i suoi figli hanno diritto di restare nella terra che li ha visti nascere.

Regione Puglia e Comune di Taranto, se davvero vogliono attivarsi per la tutela del territorio e della salute dei cittadini, dovrebbero sollecitare al TAR del Lazio la trattazione, previa sospensiva, del ricorso per l’annullamento del DPCM del 29 settembre 2017 che autorizza la produzione con impianti che invece dovrebbero essere fermati per l’art. 29 decies del d. lgs. 152/2006 (Codice dell’Ambiente). A tal proposito, il  Sindaco potrebbe anche intervenire nel ricorso alla CEDU contro lo Stato italiano che continua a violare i nostri diritti alla vita e alla salute.

Cogliamo l’occasione per invitare il presidente della Regione Puglia, Emiliano, il presidente della Provincia, Gugliotti, e il sindaco di Taranto, Melucci, con le rispettive fasce distintive, a d organizzare un sit in sotto il Palazzo della Prefettura di Taranto per dire, insieme ai cittadini, NO al nuovo accordo. Una posizione chiara di chiusura immediata di impianti illegali e pericolosi.

Questa, secondo noi, è la strada.

Comitato cittadino per la tutela della salute e dell’ambiente a Taranto

Rappresentante legale: Massimo Castellana

PeaceLink (Alessandro Marescotti)

Ass. Genitori tarantini – ets (Cinzia Zaninelli)

Comitato Quartiere Tamburi (Giuseppe Roberto)

Donne e Futuro per Taranto Libera (Lina Ambrogi Melle)

LiberiAmo Taranto – aps (Maria Arpino)

Lovely Taranto – ets (Antonella Coronese)

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