Settori Giovanili

"Il calcio non è un'imposizione: c'è una scarsa cultura sportiva dilagante"

Ai microfoni di TuttoSportTaranto.com parla il talent scout Giuseppe Pastorelli, che dice la sua sul momento (difficile) che sta vivendo il calcio a Manduria

01.06.2017 23:33


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Giuseppe Pastorelli ( in foto) non ci sta. Il noto talent scout sceglie le pagine di TuttoSportTaranto.com per manifestare tutto il suo disappunto sul momento che sta vivendo il calcio a Manduria: "La mia esperienza di campo mi suggerisce e mi permette di sentire, di osservare che oggi forse il gioco del calcio, soprattutto a Manduria, sembra sia vissuto dalle nuove generazioni, dall'ambiente e dagli addetti ai lavori non più come puro divertimento, come un gioco, ma quasi come una imposizione. Questi fattori chiaramente non facilitano la pratica sportiva e quindi il miglioramento a tutti i livelli del fare calcio e, soprattutto, non garantiscono divertimento e sviluppo delle capacità tecniche, che sono o meglio dovrebbero essere gli obiettivi dell'addestramento e dell'apprendimento giovanile".

"Si notano abbastanza frequentemente - continua Pastorelli - giovani che non hanno voglia di sacrificarsi o di sottoporsi agli impegni, mostrando scarso interesse ad apprendere e ciò porta ad un progressivo scadimento delle attività che ruotano al mondo dei settori giovanili e delle scuole calcio, tante nella città di Manduria.

Ma quali sono le cause di questo panorama odierno? "Io le trovo in una scrsa cultura sportiva dilagante, nel modo di proporre calcio ai nostri bambini già in tenera età, nell'eccessiva ricerca del risultato da parte di tecnici, dirigenti e genitori, in assurdi e prematuri tatticismi e nel volersi per forza proiettare in dimensioni professionistiche lontane dai fini di un'attività che è  e deve essere prima di tutto ludica e aggregante".

"I bambini vogliono solo fare gol e festeggiare con i loro compagni - conclude - e sbagliare nel processo educativo può portare a effetti disastrosi. Un mio vecchio mister diceva: 'L'allenatore e il giovane hanno molto da dare e da ricevere, sempre che l'adulto sia disposto anche a ricevere, perché se non lo è finisce per non avere più nulla da dare".

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