News FdC

Che fare se si hanno i sintomi della COVID-19

Quali sono quelli più comuni, chi chiamare, che differenza c'è tra quarantena e isolamento, che cos'è un contatto stretto: una guida rapida

21.10.2020 23:27


https://www.buonocuntosrl.it/

Con il marcato aumento del numero di nuovi positivi al coronavirus in Italia, in molti sono tornati a chiedersi quali siano i sintomi della malattia causata dal virus (COVID-19) e che cosa sia meglio fare per sé e per gli altri, riducendo il rischio di contagiare altre persone.

Sintomi
I sintomi più comuni della COVID-19 comprendono:
• febbre almeno a 37,5 °C;
• tosse secca di recente comparsa e di solito persistente per qualche giorno;
• spossatezza.

Quelli meno comuni comprendono:
• mal di gola;
• naso chiuso o che cola;
• diarrea, soprattutto tra i bambini;
• perdita parziale o totale dell’olfatto e del gusto, che può permanere per diversi giorni;
• mal di testa;
• congiuntivite.

COVID-19 vs influenza
Nella sua fase iniziale, la COVID-19 si presenta spesso con sintomi molto simili a quelli influenzali e di altre infezioni respiratorie. Questo può in alcuni casi complicare la diagnosi della malattia ed è uno dei motivi per cui è sempre bene consultare il proprio medico, nel caso in cui si abbiano sintomi.

Sintomi lievi e gravi
Nella maggior parte dei casi, la COVID-19 si presenta con sintomi lievi e che tendono a risolversi in una decina di giorni. Nei soggetti anziani o deboli, la malattia può portare a sintomi più importanti che possono rendere necessario un ricovero in ospedale. I casi più gravi sono trattati in terapia intensiva, con farmaci per contrastare la replicazione del virus e tenere sotto controllo la risposta immunitaria, che talvolta diventa fuori misura e crea ulteriori danni. I soggetti che non riescono a respirare autonomamente vengono sedati e intubati, in attesa che l’organismo superi l’infezione. Ulteriori complicazioni possono comportare un peggioramento delle condizioni cliniche e nei casi più gravi la morte del paziente.

Asintomatici
Siamo fatti tutti diversamente e reagiamo in modo diverso a un’infezione da coronavirus. In questi mesi di studi e ricerche è emerso che una porzione significativa della popolazione non sviluppa sintomi ed è quindi “asintomatica”. Nel periodo di massima carica virale gli asintomatici possono essere comunque contagiosi, e per questo è importante che chi è stato a contatto con persone che hanno poi scoperto di essere positive mantenga il maggior numero di precauzioni possibili.

Ho febbre, tosse o altri sintomi della COVID-19, che faccio?
Come si dovrebbe fare con altri problemi di salute, nel caso in cui si abbiano febbre o tosse è bene mettersi in contatto con il proprio medico di famiglia che potrà fornire indicazioni e consigli su cosa fare.

Se i sintomi si sono presentati da meno di un giorno, il medico potrà consigliare di rimanere a casa, possibilmente isolandosi dal resto degli eventuali conviventi, e di attendere per verificare l’evoluzione della situazione. Nel caso di sintomi persistenti, il medico di famiglia si attiverà per inviare una notifica all’ASL e disporre un test tramite tampone, per verificare l’eventuale presenza del coronavirus.

Quarantena e isolamento
I due termini sono spesso usati indistintamente, anche se indicano due cose lievemente diverse. L’isolamento riguarda i malati, la quarantena i sani che sono stati a contatto stretto con i malati. Ci sono poi numerose sfumature intermedie che riguardano per esempio i contatti stretti con individui positivi, ma che non hanno sviluppato sintomi. Per questo è importante l’attività di tracciamento dei contatti effettuata dalle autorità sanitarie, per la corretta definizione dei vari casi.

Isolamento
L’isolamento riguarda gli individui che risultano positivi al coronavirus e che quindi devono stare alla larga dagli altri, per prevenire nuovi contagi.

Quarantena
La quarantena riguarda invece gli individui sani esposti a una persona risultata positiva al coronavirus (“contatto stretto”). L’individuo esposto deve fare attenzione soprattutto all’eventuale comparsa di sintomi, che potrebbero indicare di avere subìto un contagio.

Tampone positivo
In generale, chi risulta positivo a un tampone deve rimanere in isolamento per un tempo variabile a seconda della propria condizione.

Positivi asintomatici
Restano in isolamento per almeno 10 giorni dal momento in cui gli viene comunicato l’esito del test. Al termine di questo periodo devono sottoporsi a un nuovo tampone: se risulta negativo possono terminare l’isolamento.

Positivi con sintomi
Rimangono in isolamento per almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi e negli ultimi 3 giorni non devono più averne. Finito questo periodo si sottopongono a un nuovo tampone: se risulta negativo interrompono l’isolamento. È quindi necessario che siano trascorsi almeno 3 giorni senza sintomi (nell’ambito dei 10 di isolamento) per poter effettuare il nuovo tampone.

Prolungata positività
Diversi individui non hanno più sintomi da almeno una settimana, ma continuano a essere positivi al tampone che dovrebbe determinare la fine del loro isolamento. Le nuove regole introdotte a ottobre dal ministero della Salute prevedono che in questo caso si possa terminare l’isolamento se questo è durato almeno 21 giorni dalla comparsa dei sintomi (a patto che negli ultimi 7 giorni non abbia appunto avuto più sintomi).

Contatto stretto
Ci sono molte circostanze che portano un individuo a essere definito “contatto stretto”, cioè una persona che ha avuto un’esposizione ad alto rischio con un caso positivo probabile o confermato.

Può essere contatto stretto:
• un convivente di un caso positivo;
• chi è rimasto faccia a faccia con un positivo a meno di 2 metri di distanza, per almeno 15 minuti e senza indossare la mascherina;
• chi è rimasto a lungo in ambienti chiusi con un positivo e senza utilizzare la mascherina;
• chi ha avuto contatto diretto fisico con un positivo, per esempio gli ha stretto la mano o è entrato in contatto con le sue secrezioni, per esempio toccando un fazzoletto per soffiarsi il naso usato.
• chi tra il personale sanitario non utilizza adeguate misure di protezione individuale.

I contatti stretti di solito scoprono di essere tali prima di sviluppare i sintomi, spesso quando ricevono comunicazione da qualcuno che avevano incontrato e che ha poi scoperto di essere positivo. Non è detto che un contatto stretto sia stato contagiato, ma siccome molti individui positivi rimangono asintomatici è ugualmente opportuno assumere qualche precauzione.

Un contatto stretto asintomatico (quindi sano) deve rimanere in quarantena per 14 giorni dal momento in cui ha avuto il proprio ultimo contatto con la persona positiva, se l’incontro era avvenuto nelle 48 ore precedenti a quando quella persona è stata sottoposta al tampone. Al termine delle due settimane non deve fare un tampone, salvo nel frattempo non siano emersi sintomi o gli sia stato richiesto di sottoporsi ai test dalle autorità sanitarie.

In alternativa, per accorciare i tempi della quarantena, il contatto stretto può sottoporsi a un tampone dopo dieci giorni dall’ultimo contatto con il caso positivo: se il test risulta negativo, finisce immediatamente la quarantena; se il tampone dà esito positivo, il contatto stretto diventa ufficialmente un contagiato e deve quindi sottoporsi all’isolamento vero e proprio.

Dubbi
Procedure e definizioni dei casi possono variare a seconda di numerose circostanze, e anche in base ai regolamenti delle regioni, che hanno responsabilità su buona parte della gestione dell’assistenza sanitaria. Per questo è importante contattare il proprio medico di famiglia nel caso in cui si abbiano sintomi o dubbi su un’esposizione. È opportuno contattare il proprio medico per telefono, evitando di andare nel suo studio mettendo a rischio altri pazienti.

La maggior parte delle regioni ha inoltre predisposto numeri verdi per ottenere informazioni e indicazioni su come comportarsi.

  • Abruzzo 800 595 459
  • Basilicata: 800 99 66 88
  • Calabria: 800 76 76 76
  • Campania: 800 90 96 99
  • Emilia-Romagna: 800 033 033
  • Friuli Venezia Giulia: 800 500 300
  • Lazio: 800 11 88 00
  • Lombardia: 800 89 45 45
  • Marche: 800 93 66 77
  • Molise 0874 313000 e 0874 409000
  • Piemonte: 800 19 20 20 attivo 24 ore su 24
    800 333 444 attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle 20
  • Provincia autonoma di Bolzano: 800 751 751
  • Puglia: 800 713 931
  • Sardegna: 800 311 377 (per info sanitarie) oppure 800 894 530 (protezione civile)
  • Sicilia: 800 45 87 87
  • Toscana: 055 4385850
  • Umbria: 800 63 63 63
  • Val d’Aosta: 800 122 121
  • Veneto: 800 462 340

Commenti

Taranto. Mercato: l’”affaire” portiere e la bella gioventù
Atleti Azzurri, così rinascerà il campo ai Tamburi