LA STORIA DELLE CHIESE DI TARANTO. SAN FRANCESCO DE GERONIMO, DA BASE MILITARE A TEMPIO

28.06.2014 09:57


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di Aldo Simonetti

Se, come trattato in precedenza, la parrocchia di Gesù Divin Lavoratore può ben dirsi a vocazione prettamente operaia, quella di San Francesco De Geronimo, invece, a vocazione residenziale: quest’ultima è inserita in un tessuto urbano piuttosto differente da quello venutosi successivamente a creare con l’avvento dell’Italsider, che modifica radicalmente l’identità del quartiere Tamburi.

Già all’indomani della Grande Guerra, a nord di Porta Napoli viene a costituirsi un vero e proprio rione, benchè ancora di dimensioni modeste, abitato in prevalenza da famiglie di dipendenti del Cantiere Tosi e della vicina stazione ferroviaria. Appena insignito del titolo di Arcivescovo, il lungimirante monsignor Mazzella (nel corso del suo mandato, costantemente interessato alle sorti e allo sviluppo delle aree periferiche della città) delibera la fondazione di una parrocchia, la prima ivi istituita. E’ il 1922. Scartata a priori la soluzione dell’angusto tempio della Santissima Croce quale ubicazione di quella, si opta, seppur per via temporanea, per una baracca di legno, acquistata per pochi denari e sino al termine del conflitto adibita a sede del contingente inglese d’istanza a Taranto. La scelta della dedicazione ricade su San Francesco De Geronimo, gesuita nativo della vicina Grottaglie e vissuto a cavallo tra i secoli XVII e XVIII. Pur tuttavia, soltanto alcuni più tardi, tra i fedeli del posto prende vigore il culto per Sant’Antonio di Padova, così come in altre aree della città: in quella orientale, ad esempio, la provvisoria chiesa del rione Solito (in seguito, ribattezzata Santa Teresa del Bambin Gesù), anch’essa baracca, è intitolata proprio al religioso di origine portoghese.

Nondimeno, ‘maiora premunt’. Urge difatti individuare uno spazio per costruirvi un nuovo tempio, maggiormente proporzionato e pertinente agli uffici sacri della comunità. Accaparratasi, pertanto, un terreno sito nelle adiacenze (1928), la Curia si adopera per ricavare i fondi a favore dell’erigendo fabbricato, non senza difficoltà. Finalmente, dopo un’ attesa lunga sei anni, i residenti (il cui numero è decisamente accresciuto) possono fruire di un’opera più consona alle loro esigenze.

Intorno alla metà degli anni Sessanta, in virtù dell’incalzante processo di industrializzazione in atto e al conseguente incremento demografico nel quartiere, si valuta fortemente la possibilità di avvicendare detta struttura sacra con un’altra più ampia e funzionale. Pertanto, nel ’67 prendono avvio i lavori per la costruzione del novizio luogo di culto, pianificato dall’architetto Michele Giannico (stretto collaboratore dell’Arcivescovo da oramai un quindicennio) e portato a termine in poco meno di due anni. Solennemente inaugurato da monsignor Motolese nel marzo del 1969, l’edificio viene altresì impreziosito dalla presenza di un altare ‘ad hoc’ confezionato dal bolognese Angelo Biancini, il maggior rappresentante della scultura in ceramica dell’intero Novecento.

Rettore della parrocchia è l’operoso Don Nino Borsci, in carica dal 1981.


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