LA STORIA DELLE CHIESE DI TARANTO: SAN GIOVANNI BOSCO, IL TEMPIO DEI SALESIANI

24.07.2014 21:16


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di Aldo Simonetti

Come si è già avuto modo di constatare precedentemente, gli anni Cinquanta rappresentano “sine dubio” l’età aurea dell’edilizia religiosa nell’area urbana di Taranto. In particolare, seguendo la direttrice sud-est, all’interno del neonato Rione Italia si provvede rapidamente ad erigere edifici di culto per la crescente popolazione ivi residente. A tale proposito, se alla chiesa dedicata a Pio X spetta la palma di tempio più datato del quartiere – risalente al 1956 -, nondimeno, la medaglia d’argento va di diritto conferita alla San Giovanni Bosco, battezzata qualche mese più avanti.

Strettamente connessa a quella dell’omonimo Istituto salesiano, sorto negli anni Trenta, la sua storia prende avvio nel 1955, quando, su disposizione della Curia Arcivescovile, si procede alla ricerca di un suolo su cui porre le fondamenta dell’erigenda struttura. Tuttavia, grazie alla magnanimità di Maria Acclavio, membro di una possidente famiglia tarantina non nuova a siffatte elargizioni, la soluzione non tarda ad arrivare: un piccolo appezzamento di terra, destinato di lì a poco ad essere inghiottito dall’ombra dell’incessante espansione urbanistica, viene difatti donato allo scopo sopra indicato. Al tarantino Michele Giannico, matita di eccellenza nel panorama dell’architettura contemporanea, è affidato il compito di stendere il progetto, eseguito in pochi mesi dalla ditta Dell’Aquila. Già nel gennaio del ’57, al cospetto di uno stuolo di fedeli, il nuovo luogo di culto viene ufficialmente aperto al pubblico a seguito di solenne cerimonia di inaugurazione. Di dimensioni alquanto modeste, sin dalle prime battute lo stesso creerà non pochi disagi agli utenti, divenuti ancora più numerosi in virtù del vigoroso incremento demografico avutosi in zona. Al fine di ovviare a questo inconveniente non di poco conto, già all’alba degli anni Sessanta si valuta fermamente la possibilità di innalzare una nuova chiesa, rispondente agli standard architettonici del tempo e certamente più confortevole. Su entusiastica iniziativa di Monsignor Guglielmo Motolese, si passa repentinamente alle vie di fatto. Tocca a Claudio Adamo, stimato professionista di origine partenopea, armeggiare con compassi e righelli per approntare l’opera richiesta, la cui prima pietra viene posta nel 1964, laddove le vie Umbria e Calabria si stringono in un abbraccio. Salutato con grande giubilo da parte della comunità, l’avveniristico tempio è ultimato soltanto dopo un quadriennio: il 7 dicembre 1968, inondato il medesimo da un niagara di credenti in festa, ne viene tagliato il nastro inaugurale, mentre un mese più tardi si procede alla sua consacrazione.

Il precedente, sito nella parte posteriore, terminata la sua sacra funzione, è attualmente in procinto di trasformarsi in sala multimediale della parrocchia


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